Tradizione e riscatto sociale. L’Italia c’è. Anche in 60 storie

Luigia Ierace*

«Hai difficoltà a pensare che sei in Italia!». Ed è proprio così. Perché dopo
aver letto tutto d’un fiato le 60 storie che raccontano il Paese, non si può che mostrare lo stesso stupore con cui uno dei protagonisti, Gino di Isernia, conclude il racconto della sua esperienza. Siamo in Italia, certo. E questo è un Paesereale. Esiste. Lo incontriamo in un quotidiano che Gianni Molinari, capocronista del Mattino di Napoli (che ha iniziato la sua carriera giornalistica all’Ansa di Potenza), ha raccolto nel suo libro «#Italia 2018. 60 storie per capire la Terza Repubblica» (Guida Editori, pp. 146, euro 10). Nel corso della campagna elettorale, «per 60 giorni dal 4 gennaio al 4 marzo 2018 – scrive l’autore nella premessa ho raccolto e raccontato su www.Italia2018.com, una al giorno, storie di italiani, di gente comune, ho scritto della loro vita di tutti i giorni. Ho provato a fare un ritratto del Paese semplice».
Sì, perché la semplicità, l’immediatezza, di questo sguardo «laterale» che sceglie Molinari per il suo racconto, ti fionda nella vita dei suoi protagonisti che senti vicini nella grandezza del quotidiano che incarnano, sia esso «di successo o di insuccesso, di rabbia o di passione, di odio o di amore». Ci sono i figli di WhatsApp, «la nuova frontiera dei nonni tech» e la dura realtà della denatalità. C’è la vita divisa di Daniela, tra Milano e Cattolica, laureata in lingue, marito e tre bambine, che porta l’innovazione tra sdraio e ombrelloni. Ci sono i sogni d’oro di Matteo su un letto di sughero o la tradizione millenaria delle campane di Dio ad Agnone; c’è la sfida di Tommaso, 17 anni, contro i bulli o la guerra di Walter a contanti e PayPal. Da un capo all’altro del Paese, toccando grandi città e piccoli borghi, storia e storie, arte e cultura, artisti e artigiani, sapori e saperi, si posa lo sguardo di Molinari.
Ma che Italia è? Quella «della pancia, senza la pancia. Un ritratto ad altezza d’uomo» verso un altro punto di vista, che apre a una nuova prospettiva. Le sue scene di vita, da ottimo economista, si arricchiscono di numeri.
Snocciola dati presentando un’umanità varia sparsa da Nord a Sud del Paese e offrendo una fotografia scientifica dell’Italia, che ne evidenzia punti di forza e di debolezza anche nel solo soffermarsi in modo certosino nei trend di crescita di una piccola impresa artigiana, nel successo di una startup o di un manager che ha visto sparire la sua azienda. «Il futuro: 4-5 anni. E questi 20 dipendenti? Prendiamoci un caffè». 
«”Vietato lamentarsi!” – scrivevo alla lavagna trent’anni fa prima di iniziare le mie lezioni alla Federico II di Napoli. “Vietato lamentarsi!” –ripeto oggi». Sono le parole di uno dei suoi maestri, l’economista Luca Meldolesi che ha curato la prefazione del libro. «Concentriamo, piuttosto, l’attenzione sul come spendere bene le nostre vite, sul come mettere a frutto le nostre potenzialità: con la passione sociale e con l’ingegnosità del possibile (possibilismo) che ci caratterizzano». E anche con quel pizzico di leggerezza che si ritrova, nelle vignette ironiche e argute di Riccardo Marassi che ha illustrato la copertina del libro. Allora, Terza Repubblica in 60 storie perché, scrive Molinari, «c’è una differenza enorme tra il paese reale, la sua rappresentazione e l’interpretazione che la politica ne fa». Nel risveglio nella Terza Repubblica, «spazio del nuovismo», «di chi propone innovazioni superficiali ed esteriori», del «reset del fu», del «”sì o no”, del “pro o contro”, del “favorevole o contrario” o per dirlo alla Facebook “mi piace” o “non mi piace”» di una politica «semplificata, sfrondata, banalizzata», «parte la caccia ai comuni denominatori per individuare un ordito largo per poi metterci la trama che ognuno vuole». E chissà perché il pensiero corre a quei 1.800 fili di ordito da far passare nei licci dell’antico telaio calabrese «in un preciso ordine matematico per produrre un determinato disegno di tessuto» e a quelle donne del secolo scorso che non sapendo leggere e scrivere, attraverso nenie e cantilene, sono riuscite a tramandare di madre in figlia queste complesse programmazioni matematiche. 
Tradizione e riscatto sociale.L’Italia c’è. Anche in 60 storie.

*La Gazzetta del Mezzogiorno, 22 giugno 2018

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