Giacomo Zulianello ha 51 anni è un operaio e dirigente sindacale della Fiom. Lavora al ricevimento delle merci dello stabilimento di Grugliasco della Maserati.
Giacomo è la sintesi dell’Italia che c’è e che non si vuole vedere.
E’ un operaio tra 1.600 operai di un fabbrica vera e grande che vive su due turni, è un sindacalista che lotta per le condizioni e il salario dei suoi compagni di lavoro, lavora in una fabbrica, la ex Bertone morta e risorta, piacente o nolente, grazie all’idea di auto della Fca di Sergio Marchionne, lavora a due prodotti, le Maserati Ghibli e QuattroPorte, che incarnano il top della tecnica motoristica e del design italiano.
E come tutti quelli che lavorano in una fabbrica fa vita dura e pesante: sveglia alle 4.45, appuntamento alle 5.30 con un compagno di lavoro per andare insieme in fabbrica. Alle 6 comincia il turno di 8 ore.
Fino alle 14. Addetto al controllo delle forniture in entrata e dei camion in uscita.
Questo quando non c’è la cassa integrazione guadagni ordinaria (qui la differenza tra ordinaria e straordinaria) e adesso alla Maserati di Grugliasco c’è e anche per due settimane al mese.
Perché sarà pure la Maserati, ma – come dice Giacomo – “la cassa integrazione a 51 anni mette un po’ più paura”.
Grugliasco è uno di quei comuni della cintura torinese cresciuti all’ombra della Fiat. Cresciuto con il boom e in bilico con le crisi. Negli anni di tangentopoli ebbe la ribalta nazionale per l’inchiesta sulle tangenti pagate per realizzare il centro commerciale “Le Gru”.
Negli stessi anni di tangentopoli la morte di Nuccio Bertone spalancò le morte a una lunga e controversa crisi della Bertone fino al 2009 quando lo stabilimento passo alla Fiat.
Giacomo lavora in quello che ora viene chiamato l’AGAP (Avv. Giovanni Agnelli Plant) dal 1994 quando nella catena di montaggio produceva la Punto Cabrio e ricorda gli anni della crisi come “anni di lotte infinite ma vincenti”. Perchè “alla fine la Fiat di Marchionne volle lo stabilimento riconoscendo l’alta qualità professionale dei lavoratori”.
Perchè la “fabbrica” non è morta. Gli operai esistono e sono tanti, E l’Italia è la seconda “potenza” manifatturiera in Europa, eccellendo non in molti, ma moltissimi settori altamente specializzati o con un contenuto di design determinante. Non robetta.
Ma la fabbrica è lavoro vero, duro e silente. “Mi fa incazzare questo modo di pensare che l’industria sia alla fine – si accalora Giacomo – gli operai sono tantissimi, la stragrande maggioranza ha condizioni di lavoro dure e fa operazioni ripetitive. Gli operai non esistono solo nel racconto quotidiano. A meno di non arrivare ai casi come Embraco”.
Ed è lavoro più duro e meno pagato (in potere di acquisto) rispetto al passato.
Racconta Giacomo. “Con il contratto Fca guadagno meno rispetto a quando ho cominciato e se arriva anche un piccolo imprevisto vado sotto in banca”.
Grugliasco ora vive di Maserati. Non solo dei suoi dipendenti, ma anche del mondo complesso e qualificato dell’indotto: i fornitori dei vari pezzi, delle tecnologie, e pure delle pulizie.