Benvenuti nella classe del sorriso
Gallinaro, 1.200 abitanti circa, provincia di Frosinone. Debora Casale insegna matematica e inglese in due classi della scuola primaria che fa parte dell’Istituto Omnicomprensivo statale di Alvito che ha scuole in in cinque paesi. Scuola a tempo pieno quella di Gallinaro: dalle 8.30 alle 16.30.
Solo che qui a Gallinaro con pochi bambini, le classi sono particolari: le due classi sono pluriclassi, in una ci sono bambini di prima e seconda, nell’altra di terza, quarta e quinta. Molti bambini sono pachistani, altri romeni, altri ancora vengono dai paesi africani e vivono in un centro di accoglienza.
Perché nel 2018 ci sono ancora le pluriclassi? La regola è data dai numeri: le piccole scuole continuano ad esistere laddove vi sia un minimo di 8 e un massimo di 18 alunni per classe: ecco i confini della “pluriclasse”. Laddove non si raggiunga il numero minimo di 15 alunni, la classe non può essere formata (una sola seconda, una sola terza, ad esempio). Ma dall’unione degli alunni delle due classi, nasce la “pluriclasse”, da un minimo di 8, appunto, a un massimo di 18 alunni.
Debora è di Gallinaro, ma prima di insegnare nel suo paese, per 17 anni ha insegnato in scuole piccole e grandi, città e paesi, classi omogenee e pluriclassi. “Un’esperienza a 360 gradi”, dice.
Ma come si insegna contemporaneamente a bambini di età diversa?
Sorride e sospira Debora che prevalentemente fa le sue ore nella classe dei più piccoli.
“Cerco di organizzare il lavoro contemporaneamente: ho due lavagne. Ho diviso – spiega – i bambini per gruppi: inizio sempre col dare una prima attività ai bambini più piccoli perché altrimenti si distraggono. Quindi comincio con quelli più grandicelli, poi passo ai più piccoli, mentre ai più grandicelli assegno un’attività da fare sul libro e viceversa. E’ un lavoro che si fa in contemporaneo, una bella botta di adrenalina, ma è stimolante”.
Aggiunge: “Anche in una classe omogenea di 26 alunni ci sono 5-6 bambini che hanno necessità di un lavoro differenziato. Qui c’è la consapevolezza di fare due programmi diversi, lì devi farlo in modo più soft. Magari c’è il bambino che non arriva a tutti gli obiettivi e glieli devi fare semplificati. Non è facile neanche dove sembrerebbe”.
“Io – incalza – qui non mi trovo male. Poi queste realtà sono più tranquille, i bambini sono più sereni”.
I risultati? “Mia figlia ha frequentato le pluriclassi e ora fa l’ultimo anno di liceo. E’ bravissima. E comunque, omogenee o pluriclassi, dipende sempre dall’insegnante”
“E poi i ragazzi si aiutano. Ieri spiegavo gli avverbi di tempo inglesi ai ragazzi di quinta e anche i ragazzi di terza hanno cominciato a partecipare. Ne ricorderanno due? Va bene. Non trovo negativo che si aiutino tra loro”.
Quest’anno il dirigente dell’Onnicomprensivo (che conta scuola dell’infanzia, primaria, secondaria di primo grado e anche un istituto tecnico agrario con annessa azienda agraria), Gianfrancesco D’Andrea, ha assegnato 12 ore in più di una docente, che svolge servizio fra due plessi con pluriclassi, per sdoppiare il gruppo-classe III-IV-V per lavorare separatamente nelle ore di italiano e matematica.
Maestra Debora e a fine giornata dopo quattro ore e mezza in aula come si sente? “Ci sono mestieri più stancanti”, ride. “E poi sono soddisfatta, non potrei fare altro”.
ce ne vorrebbero migliaia di insegnanti così.
Si potrebbero clonare questi docenti?